Cosa sono le emozioni? Dove nascono la gioia, la tristezza, la rabbia o la paura? Qual è il loro quartier generale?
Uno storico dibattito vede contrapposti cuore e cervello come luogo della loro origine, ma oggi una risposta sembra farsi strada grazie ad un recente studio condotto all’Università di Pisa in collaborazione con l’Università di Padova e l’University of California Irvine. Pubblicato a maggio scorso sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Science of the Usa”, dimostra che le emozioni nascono dal cuore.
I più romantici e gli immortali poeti ne saranno soddisfatti perché mentre si era sempre pensato che il cuore svolgesse solo un ruolo metabolico a sostegno al cervello, oggi invece sembra giocare un ruolo principale nell’innesco dei processi emotivi.
Lo studio
I bioingegneri per dimostrare ciò hanno coinvolto due gruppi di pazienti sani: il primo, composto da 32 soggetti che hanno visionato video musicali della durata di 60 secondi; il secondo da 40 soggetti a cui sono stati mostrati video tratti da film. Durante la visione di questi filmati con contenuto emotivo altamente piacevole o spiacevole, i soggetti sono stati monitorati sotto il profilo elettrocardiografico ed elettroencefalografico, valutando la variabilità della frequenza cardiaca e mettendo in relazione questi dati con i segnali rilevati a livello cerebrale.
Utilizzando modelli matematici complessi utili a decodificare le interconnessioni tra cuore e cervello, si è visto come allo stimolo visivo piacevole o spiacevole segua nei primi secondi una modifica dell’attività cardiaca, che a sua volta induce una risposta specifica a livello della corteccia cerebrale. Esiste quindi uno scambio bidirezionale di informazioni tra il cuore e il cervello ed è l’attività cardiaca e non quella cerebrale a dare il via all’esperienza emotiva.
Studi precedenti
In realtà già verso la fine del 1800 gli studiosi William James e Carl Lange, definiti poi i padri della “teoria periferica delle emozioni”, avevano asserito che le emozioni sono il risultato delle reazioni fisiologiche agli eventi. Ad esempio, non è la paura ad innescare la tachicardia, ma la tachicardia a stimolare l’esperienza emotiva della paura. Questa teoria, abbandonata per molti anni, oggi torna alla ribalta ed avrà diversi e molteplici sviluppi in campo clinico. Sarà possibile ad esempio analizzare disturbi affettivi come la depressione e spiegare perché soggetti affetti da depressione abbiano una maggiore probabilità di sviluppare malattie cardiache. Al contrario anche, si spiegherà perché persone che soffrono di patologie coronariche o aritmie vadano incontro allo sviluppo di ansia e depressione. O ancora, con lo sviluppo di algoritmi sempre più precisi, si potrebbe arrivare a misurare con uno smartwatch l’emozione provata da un individuo.
E così domani, quando gioiremo di fronte ai primi passi compiuti dal nostro bambino, quando avremo il batticuore per la persona amata o quando piangeremo ascoltando le note di una canzone che ha segnato un momento importante della nostra vita, sapremo che tutto parte dal CUORE, l’acceleratore su cui spingere per far muovere il mondo.
Fonti
- Diego Candia-Rivera,Vincenzo Catrambone, Julian F. Thayer, Gaetano Valenza Cardiac sympathetic-vagal activity initiates a functional brain–body response to emotional arousal, May 19,2022, PNAS;
- UniPiNews – Il cuore che si “emoziona” e guida il nostro cervello;
- www.biomedicalcue.it/emozioni-nascono-dal-cuore
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